"[...] con un giudizio in cui si pretende di annullare la privativa dei Trappeti d'Oglio goduta fin da tempi immemorabili sempre pacificamente dai Baroni di quella Terra predecessori dell'oratore per causa onerosa in riguardo di tanti commodi e vantaggi conceduti a quei naturali[...]" "Pretende il sacerdote don rocco maria minneci con petizione avanzata nel tribunale della Gran Camera Civile di non essere i naturali della terra di Motta Di Affermò di cui n'é il Barone il Principe di Torremuzza Don Gabriele Lancillotto Castello tenuti a macinare le olive né i trappeti del proprio barone, che anzi di restare in loro arbitrio di poter macinare ove più piacere loro." "Essendo non poche Università del Regno decadute non solo per le varie vicende de' tempi, che per sinistri avvenimenti ai quali molte di esse hanno soggiaciuto, ond'e', che lo stato loro merita tutti i possibili riguardi, per occorrersi al diario aiuto, e sollievo, e [incomprensibile] le consugenze di maggior danno, che non potrebbe, che risultare di molto pregiudizio agli ordini tutti del Regno medesimo. Siccome il Parlamento Generale ha in questa adunanza tenuto nella seria considerazione lo stato delle cose tutte, e le provvide intenzioni della Maestà Sua che sono state al Parlamento stesso manifestate per escogitare il modo, come ridurre ad effetto la numerazione delle anime, e l'estimo de' beni, per potersi in tal guisa distribuire egualmente i pubblici pesi; così non volendo il Parlamento da se, e non potendo anche in si breve tempo pensare, e proporre alcuno espediente all'oggetto divisato, ha creduto più proprio lasciare tutto all'arbitrio di Sua Maestà, e far dipendere dalla medsima le risoluzione su l'assunto suddetto, nella certezza, in cui vive che non possono, che essere dirette al pubblico bene, ed alla comune felicita. E quindi nell'atto che tutto rimette alla Paterna cura della Maestà Sua, si avanza a pregarla, che pella esecuzione de mezzi che si degnerà di risolvere, voglia compiacersi d'incaricare la Deputazione del Regno, come quella, che pel canale della medsimia sono cose somiglianti providenze anche per le Sovrane Sue determinazioni."
"[...] E poicché non solo Messina, ma altre Università del Regno Bramano aiuto, e sollievo mi cade qui in acconcio, il rammemorare a così ragguardevole adunanza, fornita di molto senno e prudenza le istanze di uno de' Bracci, che dolente d'essere più degli altri gravato nella ripartizione de' pubblici pesi nell'ultimo General Parlamento domandò la nuova numerazione delle anime, e l'estimo de' beni per equilibrarne i pesi della quale proposta, sebbene avessero dissentito gli altri due Bracci, tuttavolta il Re Nostro Signore riguardando con occhio di Padre le angustie del primo, ne accolse benignamente le suppliche, rivolgendo tutte le sue cure a cercare i mezzi più pronti, e i più efficaci e meno dispendiosi, onde sia possibile il ripartire con uguaglianza i pubblici pesi.
Secondando dunque le giuste, e provvide intenzioni della Maestà Sua ordinate al comune bene delle Università e degli ordini tutti, ed in particolare dell'infima classe, la quale se resterà oppressa, ne seguirà che verrà a languire e perire anche la più nobile e doviziosa, porto ferma opinione, che il General Parlamento, e specialmente i due Bracci, che dissentirono, accasi di virtuosa gara fra loro l'ingegneranno, di escogitare il modo, come condurre ad effetto un disegno, ed un'opera tanto salutare della quale procede la eguale distribuzione di tutti i pubblici pesi. Per la qual cosa non solo accoglierà la Maestà Sua con singolare compiacenza gli atti di rispetto di ossequio e di fedeltà che avrà ciascheduno Braccio palesati nel confermare, e prorogare con prontezza, ed ilarità gli additati donativi, ma avrà particolare riguardo, ed userà le maggiori beneficenze verso quei due Bracci i quali non migliore avvedimento calcolando il loro privato interesse, avranno procurato di sollevare le Università tutte del Regno, e singolarmente quella infima classe, che incessantemente travaglia, per li ricchi, e che altro non ritrae dal suo giornaliero sudore, che un miserabile sostentamente per se, e per la sua famiglia. Il Principe di Caramanico." "Essendo riscontrato il Pretore di questa Capitale Marchese di S. Croce, mercé di una veridica relazione di torrari come trovavasi alla veduta una gran nave, verso le ore 12 fece di tutto avvisato il Protonotaro del Regno, ond'egli passar potesse le ulteriori necessarie notizie. Già fu che esso Protonotaro si conferì da S.E. D. Gioaichino Foviz de Vela, che si ritrovava ad occupare la carica di Presidente interino di questo Regno, cui pervenne che visitar dovesse S.E. Sig. Viceré, affin di farle la benvenuta e nello stesso tempo esso Sig. Protonotaro del Regno fece arrivar la sua prevenzione al Senato, Primo Titolo Sagro Conseglio, e Nobiltà, affin che' li medesimi con esatto puntualità si fossero ritrovato al molo ed ivi frontispicio alla Quinta casa dell'espulsi Gesuiti, ove era disposto un decorato ponte per ricevere il novello viceregnante. Indi abbassò alla marina, ove ritrovata la feluga, che noleggiato avea a bella posta s'imbarcò sollecitamente alla volta di quello. E poscia che giunge passò a S.E. i suoi convenevoli.
Si viddero fratanto su di un'a [incomprensibile] feluca arrivare gli Ambasciadori del Senato, che furono p appunto il Principe di Scordia, ed il Duca di Villareale, quali secondo si è veduto pell'addietro pratticae in somiglianti incontrò, fatta prima intesa S.E. del loro arrivo, mercé il Mazziero del Senato passaron quindi a salire nel sidetto bastimento, ove vennero ricevuti da S.E. alla porta di quella camera, e salutati col disparo di cinque pezzi, ed indi fatteli accomodare, e coprire insieme, esposero essi la loro imbasciata, e preso poscia congedo, furono da S.E. accompagnato sino alla porta della stessa camera, ove ricevuti l'avea, e salutati per la seconda volta col disparo di cinque pezzi. In questo frattempo si presentò l'aiutante reale del Sig. Presidente Interno del Regno D. Gioachino Foviz de Vela a protestarle, che in quel momento il Sig. Presidente non era a portata di potere usare i suoi convenevoli. Approsimatosi frattanto il bastimento al molo, ed approdato, fu ritenuta S.E. il detto Ponte della Nobiltà, Titolo, Senato informa e da Sagro Conseglio. Mentre S.E. Sig. Viceré si portava alla casina del Duca di S. Martino, veniva preceduto dal riferito Sagro Conseglio, standole a man destra il Titolo, e da sinistra il Pretore, seguito dietro da tutto il Senato, e Nobiltà, salirono sino all'appaltamento per esso lui preparato, e S.E. loro licenziò. La stessa mattina de' 21 Aprile si vidde il Sig. D. Gioachino Foviz de Vela Presidente Interino del Regno conferire personalmente nella casina del Sig. Duca di S. Martino per fare al novello Sig. Viceré una visita di complimento, per uno fu ricevuto alla punta della scala ed ivi occupata una ugual sedia, si assisevo a fianchi, e dietro qualche tratto di tempo licensiandosi fu accompagnato da S.E. alla medesima scala ove era stato incontrato; complimento in vero che avrebbe dovuto adempiere il Foviz de Viela a bordo della nave, ma come il disbarco fu all'istante, non ebbe egli tempo di adempierli allora." TESTO DELLA BOLLA INTER COETERA:
Alessandro vescovo, servo dei servi di Dio, al nostro amatissimo figlio in Cristo Ferdinando ed alla nostra amatissima figlia in Cristo Isabella, illustri re e regina di Castiglia, León, Aragona, Sicilia e Granada, salute e Apostolica benedizione. Tra le altre opere gradite alla divina Maestà e da noi auspicate, questa certamente occupa il più alto grado possibile, ossia che la Fede cattolica e la religione cristiana siano innalzate, specialmente nei nostri tempi e diffuse e portate ovunque; che si provveda alla salvezza delle anime e che le nazioni barbare siano sopraffatte e portate alla stessa Fede. Quando fummo chiamati, col favore della Divina misericordia, a questo Santo Seggio di Pietro, nonostante i nostri meriti insufficienti, sapevamo che voi, da veri principi e re cattolici, come sappiamo che siete sempre stati, e lo dimostrano le vostre nobili azioni ben note ormai a quasi tutto il mondo, non solo aspiravate ardentemente all’opera sopra menzionata, ma vi adoperavate al suo compimento con tutte le vostre forze, con ogni zelo e diligenza, senza risparmiare fatiche, ricchezze e pericoli, e spargendo anche il vostro proprio sangue; e ci era ben noto che a ciò avevate già dedicato tutto il vostro cuore e le vostre fatiche, come ne testimonia recentemente la riconquista del regno di Granada dalla tirannia dei Saraceni, compiuta con tanta gloria per il nome di Dio. Perciò Noi giustamente e non a torto siamo indotti a concedervi, e lo dobbiamo di nostra spontanea volontà e favore, i mezzi, con i quali voi possiate compiere questa vostra santa e lodevole impresa, gradita all’immortale Iddio, con fervore di giorno in giorno più grande, in onore di Dio e per la diffusione della legge cristiana. 1°) Noi siamo stati informati invero che voi intendete ricercare e scoprire delle isole remote e sconosciute e delle terre che non sono state mai scoperte da alcuno così lontano, e condurre i loro abitanti e indigeni alla devozione per il nostro Redentore ed alla professione della fede Cattolica; ma essendo stati fino a quel momento grandemente occupati nella riconquista del detto regno di Granada, non vi era stato possibile realizzare questo santo e lodevole proposito, come avreste desiderato. Ma poi, appena riconquistato il suddetto regno, secondo il volere di Dio, voi avete voluto compiere il vostro desiderio ed avete così inviato il vostro amato figlio Cristoforo Colombo, uomo particolarmente degno ed altamente commendevole, ben adatto a tale impresa, con navi ed uomini esperti, non senza gravi disagi, pericoli e spese, alla ricerca precisa di tali lontane e ignote terre ed isole su un mare non mai solcato prima da alcuno. 2°) Essi navigarono sull’Oceano con l’aiuto di Dio e con la massima diligenza ed infine scoprirono delle lontanissime isole e terre mai esplorate prima da alcuno, nelle quali vivono pacificamente delle genti, che non portano vesti - come riferito - e non mangiano carne. Per quanto i vostri summenzionati inviati poterono giudicare, questi popoli abitanti le suddette isole e terre credono in un Dio-Creatore in Cielo; essi vengono giudicati atti a ricevere la fede cattolica ed i buoni principii, e si può sperare che, qualora fossero istruiti, il nome di Nostro Signore Gesù Cristo potrebbe essere facilmente portato in quelle terre ed isole. Il summenzionato Cristoforo ha già fatto costruire un forte, ben munito, in una delle isole principali e lo ha lasciato in custodia ad alcuni cristiani, suoi compagni, che andassero alla ricerca di isole e continenti ancor più lontani ed ignoti. 3°) E nelle isole e terre scoperte si trovano ora spezie e altre cose preziose di vario genere e qualità. 4°) Quindi, dopo aver opportunamente considerata ogni cosa, come si conviene a principi e re cattolici, secondo la consuetudine dei vostri avi, re di nobilissima memoria, voi avete deciso di sottomettere le dette terre ed isole, ed i loro abitanti ed indigeni, col favore della divina clemenza, e di condurli alla fede cattolica. 5°) Noi raccomandiamo con tutto il cuore al Signore tali propositi santi e degni di lode, ed auspichiamo che siano condotti a buon fine, e che il nome del nostro Salvatore sia portato in quelle terre; perciò Noi vi esortiamo sinceramente nel nome del nostro Signore e per il santo Battesimo, che avete ricevuto, ed in virtù del quale dovete obbedire agli ordini Apostolici, e per la grande misericordia di Nostro Signore Gesù Cristo vi ingiungiamo in particolare, poiché intendete realizzare tale impresa con cuore volenteroso e con grande zelo per la fede ortodossa, che vogliate e dobbiate far accettare ai popoli che dimorano in quelle isole e continenti, la religione cristiana, e che nessun pericolo e nessuna fatica vi distolga nella ferma fede e speranza, che l'Onnipotente Iddio dia successo ai vostri sforzi. 6°) Affinché voi possiate intraprendere un’impresa di tale importanza con maggior celerità e sicurezza, dotati largamente del favore Apostolico, noi vi doniamo, concediamo e destiniamo - per nostra propria volontà, non in seguito a vostre richieste od a suppliche presentateci da altri in tal senso a vostro nome, ma esclusivamente per la nostra liberalità, sicura conoscenza e pienezza del potere Apostolico, per l’autorità dell’Onnipotente Iddio conferitaci nella persona di san Pietro, e per il Vicariato di Gesù Cristo che noi assolviamo in terra, tutte le isole e le terre, esplorate o da esplorare, scoperte o da scoprirsi verso occi- dente e verso sud, che si trovano tracciando e stabilendo una linea, che va dal Polo Artico a quello Antartico (ossia dal Polo nord al Polo sud), un centinaio di leghe ad ovest e a sud da quelle isole comunemente chiamate Azzorre e del Capo Verde, indipendentemente dal fatto che tali terre ed isole siano in direzione dell'India o di qualche altro paese; con la clausola tuttavia che queste terre ed isole esplorate o da esplorarsi, scoperte o da scoprire situate ad ovest o a sud di detta linea, non siano appartenute ad alcun altro principe o re cristiano fino al giorno, dalla natività di nostro Signore Gesù Cristo da poco trascorso, in cui inizio questo anno millequattrocento novantatre, quando alcune delle summenzionate isole furono scoperte dai vostri inviati e capitani. Ed in forza del presente documento noi le concediamo in perpetuo con tutti i loro dominii, città, castelli, siti o villaggi e con tutti i privilegi, le giurisdizioni e dipendenze, a voi ed ai vostri eredi e successori, re di Castiglia e León, e noi eleggiamo, investiamo e nominiamo voi, i vostri eredi e i vostri successori, signori di queste terre con pieni, liberi e completi poteri, autorità e giurisdizione. 7°) Ma noi decretiamo che non si intendano soppressi od aboliti per questa nostra donazione, concessione e guarentigia, i diritti conclamati di quei principi cristiani, che avessero posseduto quelle isole e terre fino al giorno summenzionato dalla natività di nostro Signore Gesù Cristo. Inoltre vi ingiungiamo, in virtù della santa obbedienza, di inviare laggiù, come promettete e come senza alcun dubbio farete per la vostra grandissima devozione e regale magnanimità, nelle suddette terre ed isole, degli uomini onesti e timorati di Dio, istruiti, abili e pieni di esperienza, perché istruiscano i nativi e gli abitanti nella fede cristiana ed inculchino loro buoni principii; e di compiere ciò con tutta la dovuta cura. 8°) E noi rigorosamente proibiamo a chiunque di qualsiasi dignità, anche imperiale o regia, di qualsiasi stato, rango, ordine o condizione, sotto pena di scomunica “latae sententiae”, nella quale incorrerebbe “ipso facto” in caso di contravvenzione, di recarsi senza licenza speciale vostra o dei vostri eredi e successori, a scopo di commercio o per qualsiasi altra ragione, in quelle isole e terre esplorate o da esplorarsi, scoperte o da scoprirsi verso l’occidente e il sud secondo la linea tracciata o stabilita che dal Polo Artico a quello Antartico corre alla distanza di cento leghe da quelle isole comunemente chiamate Azzorre e del Capo Verde, indipendentemente dal fatto che queste isole e terre scoperte o da scoprirsi, si trovino in direzione dell’India o di altro paese. 9°) Tutto questo noi ordiniamo e proibiamo, nonostante le ordinanze, bolle ed altri documenti apostolici in contrario, confidando che, se Quegli, da cui derivano tutti gli imperi e le signorie, dirigerà le vostre azioni e voi compirete questa santa e lodevole impresa, entro breve tempo i vostri sforzi e le vostre fatiche giungeranno a felicissimo risultato per la felicità e la gloria di tutta la cristianità. 10°) Poiché sarebbe arduo inviare tale presente documento in tutti i luoghi in cui sarebbe necessario, noi vogliamo e decretiamo in seguito a simile iniziativa e conoscenza che copie di esso, firmate per mano di un notaio a ciò delegato e provviste del sigillo di persona dotata di dignità o carica ecclesiastica, abbiano lo stesso valore giudizialmente ed extragiudizialmente, e dovunque, come se fossero affisse e pubblicate. 11°) Che nessuno perciò osi infrangere o contravvenire temerariamente a tale strumento della nostra raccomandazione, esortazione, giudizio, donazione, concessione, costituzione, nomina, decreto, divieto e volontà. Ma se alcuno presumesse di contravvenirvi, sappia che incorrerà nella collera di Dio Onnipotente e dei Suoi Santi Apostoli Pietro e Paolo. Data a Roma in San Pietro nell'anno millequattrocentonovantatre dell’Incarnazione di nostro Signore, nel quarto giorno prima delle None di maggio, nel primo anno del nostro Pontificato. Alessandro VI, su istanza dell'abate del monastero di San Pietro in Bovara dell'Ordine Olivetano, intima agli usurpatori dei beni mobili e immobili dello stesso monastero l'immediata restituzione al legittimo proprietario, pena la scomunica. - 1498 aprile 5
Decreto delle Maestà Cattolicissime di Spagna, Ferdinando e Isabella, del 31 di marzo 1492, in calce le loro firme.
|
AutoreDavide Alessandra, laureando in giurisprudenza con una tesi in storia del diritto medievale e moderno dal titolo: Assolutismo illuminato in Sicilia, il progetto riformatore e il problema feudale. Appassionato di storia, di diritto e ricerche archivistiche. AutoreAsia Giorgia Vullo, studentessa di Scienze politiche e delle relazioni internazionali, con una passione per la scrittura, passione che l'ha portata ad essere presente nella compagine dei giornalisti durante il RomeMun 2015. Analizza la storia, secondo quanto ha studiato, in chiave internazionalistica. ArchiviCategorie |